Fante Attilio BAZZO

di Angelo e Giuseppina Gerlin

277° Reggimento Fanteria -  II Battaglione -  8ᵃ Compagnia  

natoConegliano  -TV il 14.12.1921

Disperso in data 31.1.1943 in località non nota

Soldato di leva della classe 1921 nel Distretto Treviso, viene lasciato in congedo illimitato provvisorio dal 28 maggio 1940 per avere cinque fratelli alle armi. Chiamato alle armi il 22 gennaio 1942 nel Deposito del 25° Reggimento Fanteria, viene assegnato al 277° Reggimento Fanteria a Cervignano

Il 10 marzo 1942 viene mobilitato con il 277° Reggimento Fanteria nella costituenda Divisione Vicenza                                 

Il 5 ottobre 1942 giunge in Russia, con il 277° Reggimento Fanteria, dove partecipa alle operazioni di guerra.

Viene dichiarato disperso nel fatto d’arme di combattimento sul Don (Russia) il 23 gennaio 1943.


“LE TESTIMONIANZE DELLE FAMIGLIE CONFERMANO CHE IL CADUTO NON È MAI STATO DIMENTICATO”

Zio Attilio era il sesto di otto figli: nel 1908 era nata la primogenita Luigia, poi nel 1912 Antonio, nel 1914 Amalia, nel 1919 Angelo, nel 1920 Pietro, e dopo Attilio, nel 1923 Lino e l’ultimogenito Mario nel 1925.

Attilio aveva frequentato le scuole fino alla quarta classe elementare ed aveva poi sempre lavorato nei campi con il padre e i fratelli fino alla chiamata alle armi.

Come ricorda la nonna, era un ragazzo dal carattere gentile e sempre disponibile ed all'epoca della partenza per il militare, aveva una fidanzata, una certa Lea.

Sempre la nonna ricorda un aneddoto triste prima della sua partenza. ‘Attilio’ - racconta la nonna – ‘era ritornato a casa prima della partenza per la Russia e prima di ripartire viene per salutarmi dicendomi: addio Giuseppina! Ma come addio? - risponde la nonna - arrivederci vorrai dire’. E la risposta fu: ‘No, no, Giuseppina, questo è proprio un addio... mi mandano in Russia.’

Come era stato pubblicato anche in un giornale dell’epoca, dei sei figli maschi della famiglia Bazzo, cinque si trovavano contemporaneamente chiamati alle armi.

L'unico ricordo che abbiamo della triste e fatale esperienza russa di zio Attilio, è la testimonianza che ha riportato un suo commilitone che fortunatamente è riuscito a tornare a casa.

La nonna purtroppo non ricorda il nome di questo ragazzo, ma si ricorda che costui le aveva raccontato che durante un trasferimento a piedi nella campagna russa, lui guidava un mulo tenendolo per le briglie, mentre Attilio camminava poco più indietro appeso alla coda dello stesso mulo. Quando dovettero guadare un piccolo torrente cercarono di fare il più presto possibile ed appena arrivati sull'altra sponda, il commilitone si voltò indietro per vedere se anche Attilio era passato al di là del torrente, ma purtroppo lo zio non c'era più. Forse era stato trascinato via dall'acqua. Lo zio Attilio, aggiunge poi la nonna, soffriva molto il freddo.

Il padre Angelo diceva sempre che non voleva assolutamente morire prima di aver rivisto il figlio partito e mai più purtroppo ritornato.

 (testimonianza del nipote Daniele Nave)


Storia condivisa da Antonio Respighi e Giovanna Respighi Palmi, autori del libro IO RESTO QUI…, Lettere di Caduti sul fronte russo e testimonianze delle famiglie, da cui è stata tratta (Edizione a cura del Gruppo Alpini di Abbiategrasso (MI), Grafiche Arrara, 2017, Abbiategrasso - MI)

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