Sergente Giuliano DE MARTIIS

di Goffredo e Acquaviva Amalia d’Aragona

277° Reggimento Fanteria – III Battaglione - Compagnia Comando

nato a Giulianova - (TE) 27.8.1921

disperso sul Fronte Russo 31.1.1943


“LE TESTIMONIANZE DELLE FAMIGLIE CONFERMANO CHE IL CADUTO NON È MAI STATO DIMENTICATO”

“Ho avuto un solo bimbo ed ho deciso di chiamarlo Giuliano”

Dopo una lunga ricerca nei documenti e nei ricordi di mia mamma che era sorella di Giuliano, sono riuscita a trovare una cartellina nella quale conservava gelosamente foto e documenti preziosi di suo fratello.
Già dagli anni del ginnasio Giuliano risiedeva a Bolzano presso parenti di sua mamma che intanto era rimasta vedova del primo marito (De Martiis Goffredo) dal quale aveva avuto Giuliano e, visto il periodo difficile che viveva col secondo marito, mio nonno (Franchi), da cui si separò già nel 1938, si faceva aiutare in questo modo dalla sua famiglia di origine.
Nel frattempo, nel giugno del 1931, era nata la sorellina Gabriella, mia mamma, ma non credo che Giuliano vivesse con loro, se non saltuariamente.
Giuliano era partito volontario il 10 giugno 1940, essendo stato esentato dagli esami di maturità, ma avendo, come suo solito, una splendida pagella con tutti nove e dieci.
Aveva fatto quindi la campagna di Grecia ed Albania e poi era stato mandato sul fronte russo. Da lì, dopo il 6 gennaio 1943, a cui risale la sua ultima cartolina, non si è più saputo nulla.
Molti parenti e amici ricordavano il bel ragazzo alto e biondo che venne a Meta di Sorrento in quelle estati nel periodo della guerra e mia nonna, la mamma di Giuliano, non si mosse più da Meta di Sorrento, che non era il suo paese d’origine, ma era il paese dove Giuliano era venuto a trovarla un’estate di ritorno dalla Grecia. Si era fatta l’idea che quel posto era l’ultimo recapito che Giuliano conosceva per ritrovarla.
Per una vita mia mamma (Gabriella Franchi) ha studiato il russo ed ha effettuato vari viaggi in Russia, anche con mio padre, senza però potersi mai avvicinare alla zona del Don che almeno in quegli anni risultò sempre zona militare invalicabile.
Poi, divenuta anziana, non ha potuto più effettuare quei viaggi, ma ci ha sempre parlato con affetto del fratello nel cui ricordo ci aveva cresciuto.
Non smise mai di sperare di ritrovarlo facendo molte ricerche anche tramite la Croce Rossa Italiana e, dopo la pensione, si iscrisse di nuovo all’università per studiare russo e francese, sostenendo tutte le annualità di lingue.
Nel 1987 inviò al direttore di un importante quotidiano russo una lettera scritta di suo pugno in italiano e in russo per cercare di avere notizie. Infatti si era sempre augurata che suo fratello fosse riuscito a salvarsi, facendosi benvolere da una famiglia russa, utilizzando forse il cognome di una bisnonna russa, ma indubbiamente queste erano solo speranze.
Mi ricordo di avere sognato una sola volta zio Giuliano e di averlo detto a mia mamma che volle da me tutti i particolari di quel sogno. L’avevo sognato in una bellissima biblioteca, stava bene e, come suo solito, da persona colta e bravissima a scuola come era, leggeva.
Io ho avuto un solo bimbo ed ho deciso di chiamarlo Giuliano; mamma era ancora in vita quando è nato e sono sicura di averla fatta felice per questa scelta.

(testimonianza della nipote Valeria Romano)


Cartolina in franchigia scritta alla nonna Contessa di Castellana con la Posta Militare 156 il 6 gennaio 1943, ultima lettera di Giuliano dal Fronte Russo, probabilmente da Rossosh.

Carissima Nonna,
Ricevo questa mattina la tua lettera del 18 Dicembre e ti ringrazio di tutto quanto mi dici. Mi auguro che insieme a Mamma avrete passato un buon Natale e, se non allegramente, almeno in relativa tranquillità di spirito.
L’ultima mia è del 25-27 Dicembre. Novità da darti non ne ho: salute sempre buona e speranza di tornare in Italia ancora forte. E, se tutto va bene, dovrei essere di ritorno al massimo per la fine di Marzo, o per il Corso o per gli esami universitari, nel caso che questo benedetto corso non si effettuasse al più presto.
Comunque sta tranquilla, ché tutto si metterà bene, molto presto.
Mi raccomando la tua salute: quando tornerò a Roma voglio trovarti perfettamente sana, in modo che si possa andare, come quest’estate, insieme in qualche posto.

Ti abbraccio con affetto infinito mille volte e sono il tuo Giuliano

Lettera scritta al direttore di un importante quotidiano russo da Gabriella, sorella di Giuliano nel marzo 1987

Al Direttore Jakovliev E.V. (personale)
URSS Mosca via Gorki 16/2

Egregio direttore,
Studio russo nei corsi di lingua della Associazione URSS-Italia di Roma.
Sono la sorella di un soldato italiano che scomparve nel periodo della II guerra mondiale, sul fronte russo, durante le operazioni belliche nella valle del Don, nel gennaio 1943. Il Ministero italiano della guerra allora ci fece pervenire le seguenti notizie:
“Sergente universitario Giuliano De Martiis, nato a Giulianova il 27-8-1921, appartenente alla compagnia comando del 3° battaglione, 277° reggimento di fanteria, divisione Vicenza, forze dell’Armir, disperso nella 3a decade del gennaio 1943, durante lo sfondamento del fronte italiano da parte delle truppe dell’Armata Rossa, nella zona di Scheliachino, Varvaroska, Nikolaevka”.
Mi sono messa in contatto con alcuni reduci della divisione Vicenza, tuttora viventi. Essi affermano che la compagnia alla quale apparteneva mio fratello era di stanza al campo di aviazione di Rossosc, dove fu sbaragliata dalle forze dell’Armata Rossa.
Null’altro so, oltre quanto sopra.
Mio fratello era un giovane snello, alto 1,85 m., aveva capelli e carnagione chiari, era molto miope, portava occhiali fissi.
La nostra bisnonna, Alessandra Obrescoff, era una contessa russa. Forse mi vien fatto di pensare, mio fratello si è servito del cognome Obrescoff per farsi accogliere da qualche famiglia del luogo con la quale si sentiva profondamente legato.
Potete voi, signor direttore, nel vostro giornale largamente letto, servendosi anche delle fotografie che accludo a questa mia, rivolgervi ai lettori affinché chi ha conosciuto mio fratello e lo riconosce attraverso queste fotografie o ricorda qualcosa di lui o dei suoi commilitoni, vivi o morti, si metta in contatto con me?
I nostri genitori ormai sono morti, ma io vivo ancora, da 44 anni, nell’angoscioso dubbio della sua scomparsa.
Vi prego caldamente, signor direttore, di fare tutto ciò che potete per tranquillizzarci, nel nuovo spirito di pace, di perdono e generosità, nello spirito di ricostruzione morale e di relazioni di amicizia tra i popoli!
Ringrazio di cuore anticipatamente voi per tutto quanto farete e i vostri lettori che risponderanno alla mia lettera.
In attesa di una vostra risposta, con ossequi
GF

(nota, non risultano riscontri alla lettera)


Storia condivisa da Antonio Respighi e Giovanna Respighi Palmi, autori del libro IO RESTO QUI…, Lettere di Caduti sul fronte russo e testimonianze delle famiglie, da cui è stata tratta (Edizione a cura del Gruppo Alpini di Abbiategrasso (MI), Grafiche Arrara, 2017, Abbiategrasso - MI)


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