Fante Antonio CORTECCHIA

di Giuseppe e Lucia Ronchi

277° Reggimento di Fanteria

nato a Imola (BO)  il 20.9.1917

Rientrato per malattia dal Fronte Russo

Deceduto 19.2.1992




Mio padre, Antonio Cortecchia, reduce di Libia e di Russia era nel 277° Reggimento della Divisione Vicenza.

Dalla copia del suo foglio matricolare, che Renza Martini gentilmente mi ha decifrato egregiamente, ho scoperto che era rientrato in Italia il 7 gennaio del 1943, perché ammalato probabilmente di polmonite.  Il 27 gennaio, (il giorno dopo la battaglia di Nikolajewka e della resa della Divisione Vicenza a Valuikj) , risulta che era ricoverato all'ospedale militare di Igea Marina, dunque era già rientrato in Patria !

Ammalarsi è stata la sua fortuna perché è stato rimpatriato prima del ripiegamento del Corpo d’Armata Alpino, altrimenti forse non sarebbe tornato ed io non esisterei. Grazie babbo per essere tornato da quell' inferno e avermi poi dato la vita. Sono già 30 anni che non ci sei più!

Cristina


Ecco la storia di mio padre:

Fante Antonio Cortecchia di Giuseppe e Lucia Ronchi nato a Imola il 20/09/17 e deceduto a Imola il 19 febbraio 1992, era stato nel 277° reggimento di fanteria divisione Vicenza.

Inviato al fronte russo con arrivo il 5 ottobre 1942 e da qui rimpatriato per malattia, dal foglio matricolare si evince che il 7 gennaio 1943 era ricoverato all'ospedale militare di Igea Marina. Non so esattamente di cosa soffrisse, sembra polmonite, ma so che questa malattia ha quasi sicuramente contribuito a salvargli la vita e gli ha evitato la tragedia della ritirata. Prima della campagna di Russia aveva fatto quella dell’Africa settentrionale, di preciso era in Libia

Antonio era il quarto di otto figli, era un bel ragazzo moro, non tanto alto, 1,67 dal foglio matricolare, aveva gli occhi azzurri e si ricava che aveva conseguito la 5^ elementare, un traguardo ragguardevole all’epoca.

Mio nonno Giuseppe faceva l’imbianchino, aveva una ditta in proprio e sotto l’appartamento di abitazione in via Cairoli, c’era il grande magazzino di vernici con diversi bidoni, dove venivano fatte le varie mescolanze di colori. Noi bambini amavamo nasconderci per gioco: ricordo infatti il magazzino delle vernici come tra i luoghi più incantati della mia infanzia. Su 5 figli maschi, ben 4 seguirono le orme paterne, facendo a loro volta gli imbianchini e aprendo anche una mesticheria, che era un negozio per la vendita al minuto di vernici e di materiali necessari alla manutenzione della casa.  Ma Antonio no, lui fu l’unico che imparò il mestiere di idraulico e per un certo periodo di tempo prima della guerra, aveva avviato un’attività in proprio insieme ad un socio. A parte il lavoro, le sue più grandi passioni erano la musica e il gioco delle bocce.

Suonava infatti la batteria in orchestre da ballo, con una predilezione per la musica swing.  Faceva parte della banda cittadina come primo tamburo, in banda ci andò già dall’età di 13 anni! Poi ci fu la chiamata alle armi. Dal suo foglio matricolare si può vedere tutta la sua trafila di militare. In Libia ci andò 2 volte, sempre partendo da Napoli e sbarcando a Tripoli. Poi il Fronte Orientale. Dopo il rientro dalla Russia fu "ingaggiato" per così dire, dall'organizzazione Todt e fu costretto a lavorare per le fortificazioni in Alto Adriatico.

Della Russia non amava parlare, a detta di mio cugino Gianni, quella vicenda lo aveva veramente traumatizzato.

Dopo la liberazione, in una sala da ballo conobbe mia madre Armanda che sposò il 19 ottobre del 1952.  Dalla loro unione sono nati 2 figli, mio fratello Massimo nel 1953 ed io nel 1957.

La grande passione per il gioco delle bocce, lo portò a Parigi con la squadra imolese.

Ha fatto una vita semplice, ma penso che sia stato sempre contento di quello che aveva, una vita divisa tra il lavoro, le uscite con la banda, le giocate alle bocce e alle carte. Ho assistito a tantissimi concerti della banda e tuttora, quando sento il tamburo che suona nella Filarmonica Imolese, mi sembra ancora che là dietro, in fondo, dietro agli altri musicisti, dove stanno le percussioni, ci sia lui che suona, chiudo gli occhi e immagino che ci sia lui.

Vorrei aggiungere che, anche se mio padre parlava poco del periodo passato in Russia, ha raccontato che aveva conosciuto una ragazza di nome Rosa tra i civili russi, quindi penso che sia stato accolto in qualche isba. Se fosse ancora vivo ora gli chiederei molte più cose, tutti i dettagli rimangono avvolti nel mistero, per me.

È stata una fortuna che sia rientrato in Italia prima della ritirata, il destino ha voluto ciò, ha voluto che noi potessimo nascere, altrimenti io non esisterei e non sarebbe esistito mio fratello Massimo (che purtroppo ha raggiunto nostro padre da qualche anno) Grazie babbo Toni per essere tornato e averci donato la vita!


Anche mio cugino vuole ricordarlo, fino ai suoi 16 anni ha vissuto in casa coi nostri nonni, insieme ai suoi genitori ovviamente e a tutto il resto della famiglia, perciò si ricorda bene di mio padre nel periodo post bellico, mio cugino è del 1938, nel 1943 aveva quindi 5 anni.


Mio cugino si chiama Gianni, figlio di Alberto e di Uriana Cortecchia, che era la sorella di mio padre. Ecco il suo racconto:

IMOLA, 19 SETTEMRE 2023    

MIO ZIO ... ANTONIO CORTECCHIA

Toni ...nato nel 1917, un anno prima di mio padre, prima della guerra, lavoravano entro alla Cefla. Zio Toni era idraulico, babbo elettricista; quasi sicuramente fu tramite suo che mio padre conobbe mia madre: la sorella Uriana! Non ho mai avuto la curiosità di appurarlo...adesso è troppo tardi, non c'è più nessuno !

Dopo che Mussolini il 10 giugno 1940 ebbe dichiarato guerra a Inghilterra e Francia, zio Toni fu spedito in Libia. Rientrato in Italia per problemi di salute, prima della disfatta africana...una volta guarito, fu incorporato nell' ARMIR nella campagna russa e fortunatamente non fece la conseguente tragica ritirata del Don: riuscì a salire su un autocarro e fra mille peripezie ed a portare a casa la pelle ! Con l'armistizio dell'8 settembre 1943, forzatamente fu costretto a lavorare per l'organizzazione Todt, per la fortificazione delle difese del nord Adriatico! A guerra finita non riusciva a tenersi un lavoro, era sempre scontroso. Alle domande sulla tragedia russa, non rispondeva: quella vicenda l'aveva traumatizzato !

Vivevamo ancora tutti con la famiglia di mia madre ed io, bambinello, lo vedevo sempre incazzato con tutti. L'unica cosa che lo rasserenava un po', era la musica.  Suonava la batteria ed era sicuramente il miglior batterista in zona.  La musica, secondo me, ed il fidanzamento con Armanda, riuscirono a ottenebrare i fantasmi della guerra. Per un certo periodo suonò con le orchestre da ballo e mi affascinava sentire il rullio del tamburo quando in soffitta, provava i nuovi brani musicali.

Si sposò, fu assunto alla casa di riposo di via Venturini, abbandonò l'orchestra e riprese il ruolo di primo tamburino della banda cittadina, di prima della guerra, assieme al fratello minore Claudio.

Secondo me', la banda non avrà mai più un tamburino come lui!

Gran ballerino...appassionato di musica swing, credo di assomigliargli un po' !

Ciao zio TONI !

Gianni Golinelli


156° Divisione Vicenza

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