Le ricompense al valor militare sono pubblici attestati dello Stato italiano che hanno la finalità di segnalare come degni di pubblico onore gli autori di atti di eroismo militare, anche compiuti in tempo di pace, purché l'impresa sia strettamente connessa alle finalità per le quali le forze militari dello Stato sono costituite, qualunque sia la condizione e la qualità dell'autore.
Ricostruzione del Dr. Andrea Bianchi (Centro Studi A.N.A. Milano)
La ricompensa pubblicata sul Bollettino trova la sua fonte d’origine nel R. Viglietto 26 marzo 1833 promulgato dal Re Carlo Alberto: infatti egli volle istituire una medaglia (d’Oro o d’Argento, a seconda i casi) per conferire un segno permanente onorifico per le azioni di particolare valore militare e individuò ben 25 fattispecie.
Re Umberto I poi con R. Decreto 8 dicembre 1887 , istituì una Medaglia di bronzo per tutti quegli atti di fermezza e coraggio i quali, senza avere gli estremi richiesti per meritare la medaglia d'argento, meritano tuttavia particolare distinzione.
Infine vi era l’Encomio Solenne che non dava al militare nessuna medaglia, ma semplicemente veniva additato pubblicamente alla Truppa e al Reparto.
L’Encomio fu poi tolto da Vittorio Emanuele III che lo sostituì con il R.D. 19 gennaio 1918: creò quindi la Croce al Merito di Guerra per coloro che hanno tenuto nello svolgimento delle operazioni belliche una condotta militare che li renda degni di pubblico dominio.
Ricordiamo che al Decorato (o suoi aventi diritto) era concessa materialmente la Medaglia in metallo e il relativo Brevetto, cioè un diploma con riportati tutti i dati del Militare e la Motivazione tale e quale pubblicata sul Bollettino Ufficiale. Solo con entrambe le cose, si ha la documentazione completa.
Grande Guerra.
Le ricompense potevano essere attribuite ai militari dal:
Re (132);
dal Comando Supremo (11.412);
da altri comandi, per lo più d’Armata (13.318);
dalla apposita Commissione sedente a Roma (84.336).
L’iter normale era quello comunque fatto attraverso via gerarchica all’interno dell’Armata: il militare veniva segnalato durante l’azione dal suo diretto ufficiale (o altri), dietro rapporto scritto e controfirmato da testimoni. Il rapporto seguiva la via gerarchica che ne controllava gli estremi (in particolare se il caso rientrava fra le 25 fattispecie del R. Viglietto 1833) e, se aveva esito favorevole, veniva avallato e pubblicato sul Bollettino. Il tutto doveva svolgersi nell’arco di 6/12 mesi dalla data del fatto. Tuttavia questo termine venne abbondantemente superato dopo Caporetto, provocando gravi ritardi e arretrati.
La Commissione a Roma fu poi incaricata dal 1921 al 1926 a deliberare sulle revisioni e reclami (circa 40 mila) per “trasformare” le Medaglie di Bronzo in Argento o queste in Oro (si dicono medaglie sporche, fra i collezionisti!), suscitando vivaci polemiche fra gli stessi Reduci Decorati che, magari menomati nel fisico, vedevano “galantuomini” decorati con metallo più nobile per meriti non propriamente militari.
Interessante è anche segnalare la Circolare Riservata del 31 luglio 1915 n.483 (all. 3): essa si lamentava – in primo luogo – che già in due mesi di guerra erano già pervenute numerose proposte di ricompense al Valor Militare. Avvertiva pertanto che se il numero delle proposte avesse oltrepassato un certo limite ragionevole, ciò avrebbe potuto comportare un indizio di criteri troppo larghi nel giudicare degli atti di valore, e quindi le ricompense avrebbero potuto perdere prestigio.
La circolare richiamava il concetto che il contegno per determinare la ricompensa doveva essere “d’esempio e d’incitamento agli altri per compiere il loro dovere e per suscitare l’emulazione del valore fra i compagni. Gli atti di valore o il contegno valoroso degli ufficiali e dei soldati, debbono poi essere giustamente apprezzati anche nella loro relatività, sia rispetto al numero, sia rispetto all’entità del fatto, alla quantità delle perdite (ossia al pericolo corso) e all’utile che ne è derivato.”
Non verranno considerate le “proposte di ricompense per ufficiali che, comandando riparti al fuoco, si comportano personalmente con valore, ma per errate o cattive direttive tattiche non riuscirono nell’obiettivo loro ordinato o dovettero ritirarsi”.
Dopo la Grande Guerra
Fondamentale fu il RD 4 novembre 1932, n.1423 (all.4) che finalmente sanzionò in modo pressoché chiaro ed esaustivo tutta la materia.
In particolare venne decretato come decorazione al valor militare, la Croce di Guerra al Valor Militare, la quale, a differenza delle altre Medaglie, doveva essere conferita solo in tempo di guerra.
Per quanto riguarda i criteri, il RD non accenna minimamente al Regio Viglietto del 1833, ma si limita a indicare come elementi di valutazione dell’atto, la elevatezza degli intendimenti dell’autore, la gravità del rischio e il modo con il quale l’atto è stato affrontato e dai risultati conseguiti. Inoltre, la perdita della vita non può da sola costituire titolo ad una decorazione al Valor Militare (art.6).
Delegato a instaurare la procedura per l’attribuzione della Decorazione è il superiore immediato o oltra superiore di grado più elevato rispetto a quello del decorando. Le proposte – come durante la Grande Guerra – devono essere corredate da tutti i documenti e rapporti circostanziati atti a ricostruire il fatto meritevole di valore, mettendo in evidenza la condotta morale e militare del soggetto che si vuol decorare. Il tutto deve poi passare per via gerarchica fino all’Amministrazione Centrale competente entro e non oltre 6 mesi dal fatto, promulgabile per casi eccezionali, fino a 9 mesi (e questo è un notevole miglioramento rispetto a quanto accadde durante la Grande Guerra!).
Altro difetto eliminato con il presente RD, fu quello del reclamo: se dopo la Grande Guerra si è assistito a uno strascico di Decorazioni per fatti avvenuti – ormai – a 5 o 6 anni di distanza (e molta colpa fu per carriera politica), con questa legge, ciò divenne impossibile.
L’art. 13 chiaramente stabilisce che:
“Contro la decisione negativa, adottata a riguardo di singole proposte, non è ammesso reclamo.
Non è del pari ammesso reclamo per ottenere per lo stesso fatto una decorazione di grado più elevato di quella concessa.
È peraltro consentito all'autore di un atto di valor militare di chiedere, nelle debite forme ed entro il termine perentorio di sei mesi dal fatto per il quale egli ritenga di meritare una decorazione, se sia stato fatto luogo alla relativa proposta.”
Vigeva comunque il principio che era il Re a promanare il conferimento delle decorazioni e, in tempo di guerra, il Re poteva delegare agli alti comandi militari (non inferiori ai Comandi d’Armata) il potere di concedere le Decorazioni; l’onorificenza era sempre sanzionata con Decreto Reale firmato per delega del Ministro della Guerra.
La Decorazione, concessa alla Memoria, era concessa alla vedova o al primogenito degli orfano o al padre o alla madre oppure al maggiore dei fratelli. Interessante sapere anche che, qualora fossero mancate i suddetti congiunti prossimi, le insegne e i brevetti del deceduto erano dati in proprietà al Corpo dove era inquadrato il militare al momento del fatto, ovvero – se non militare – al Comune di nascita del Decorato.
Per quanto concerneva le decorazioni date ad interi reparti, queste erano appese alle Bandiere o al Labaro (v. prossimo capitolo) qualora il reparto ne era dotato.
Le singole concessioni al Valor Militare erano pubblicati – come abbiamo già scritto – sul Bollettino Ufficiale e anche sulla Gazzetta Ufficiale.
Il Decreto di Re Umberto I° dell’8 dicembre 1887, non attribuiva somme di denaro alla Medaglia di Bronzo, ma aumentava gli assegni della Medaglia d’Oro e d’Argento a Lire 350 e 100 annue rispettivamente.
Nel corso della Grande Guerra, con Decreto Luogotenenziale 10 febbraio 1918 n.264 i soprassoldi della Medaglia d’Oro e d’Argento vennero rispettivamente portati a Lire 800 e 250 annue, mentre alla Medaglia di Bronzo fu corrisposta la somma di Lire 100 annue.
Con Regio Decreto 23 ottobre 1942 n.1195 i soprassoldi vennero ulteriormente aumentati a 1500, 750 e 300 Lire annue per le rispettive medaglie.
Il 27 marzo 1953 salirono a 40.000, 12.500 e 5.000 Lire.
A seguito poi del Decreto Legge 5 maggio 1948 n.535 sulle Medaglie al Valor Militare venne sostituito lo Stemma Sabaudo con il nuovo emblema della Repubblica Italiana.
Ulteriori disposizioni hanno poi – nel tempo – innalzato ulteriormente il soprassoldo.
A partire dalla istituzione del riconoscimento il medagliere è il seguente:
Il nastro era azzurro.
Le proposte, salvi i casi eccezionali previsti in tempo di guerra, sono vagliate da una commissione militare, costituita appositamente.
Le ricompense sono destinate ad appartenenti alle forze armate (singoli militari o interi reparti non inferiori alle compagnie o ai comandi), agli ex combattenti del Regio Esercito, delle formazioni partigiane, ai comuni, alle province, alle regioni ed ai singoli cittadini.
Il conferimento avviene per decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro Della Difesa.
Per riuscire a ricostruire la mappa dei Decorati al Valor Militare della Divisione di Fanteria 156 Vicenza si è in ogni caso partiti con la consultazione di numerose pubblicazioni uscite nel tempo relative ai decorati al Fronte Russo, la più esaustiva quella di Carlo Vicentini. Si è voluto comunque sfogliare i Bollettini Ufficiali. Ricerche mirate poi di singoli nominativi tramite la Banca Dati dell’Istituto del Nastro Azzurro hanno dato la possibilità di reperire le motivazioni e le date di concessione che, salvo alcuni casi concesse “Sul Campo”, la maggior parte sono successive al conflitto e purtroppo molte “Alla Memoria”. In goni caso l’incrocio e la verifica dei nominativi ha dato la possibilità di conoscere anche altre attribuzioni di Decorazioni al Valor Militare concesse in precedenza all’ appartenenza nella Divisione Vicenza, perlopiù ad Ufficiali Superiori già combattenti nella Grande Guerra, in ogni caso nelle schede dei singoli sono state indicate anche le precedenti concessioni.
Si è accertato invece che la Banca dati di UNIRR riporta solo una decina di ricompense al Valor Militare a Caduti della Vicenza, ci si ripromette tuttavia di segnalarlo in modo da poter implementare le informazioni del loro archivio.
Ad onorare la memoria dei Decorati della Divisione Vicenza il nostro Web Master Giuseppe Rizzo ha trascritto ogni singola motivazione che è consultabile nella scheda di ogni decorato nella pagina "I decorati al Valor Militare"
In ogni caso si richiede la collaborazione di chiunque venga a conoscenza di altri nominativi della Divisione Vicenza a cui sia stata data una decorazione al Valor Militare e che non risultassero presenti nel nostro archivio, in modo da poterlo implementare.
Si ricorda infine che ai combattenti venne concessa la Croce al Merito di Guerra.
Istituita alla fine della prima guerra mondiale, la Croce al Merito di Guerra venne concessa a tutti i combattenti italiani che avessero onorevolmente prestato servizio attivo per un periodo minimo ben definito in zona di guerra o fossero stati feriti o caduti in azione e non presupponeva l'esecuzione di atti di particolare valore militare.
Il nastro era azzurro, con due strisce bianche centrali separate.
12 maggio 1943 viene istituito un distintivo dell’8ª Armata per il periodo passato in Russia a ricordo del valore attraverso il sacrificio come in realtà è avvenuto.
E’ costituito da una corona di alloro ed una di spine legate al sommo dal nodo Savoia. Al centro si incrociano due sciabole cosacche ed alla base delle due corone si intreccia la scritta FRONTE RUSSO.
Questo distintivo è divenuto nel tempo un segno inequivocabile di coloro che furono i protagonisti delle vicende dell’ARM.I.R., portato con orgoglio sull’uniforme o nelle ricorrenze spillato sul copricapo come segno di appartenenza è senz’altro il simbolo più eloquente che identificò quella tragica Campagna di guerra ed i suoi veterani tra i quali tutti coloro che combatterono nelle file della Divisione di Fanteria Vicenza.