Sergente Orazio VINOFONTI

di Nello ed Enrichetta Cimbelli - coniugato con Dei Romelia

278° Reggimento – II Battaglione - 8ᵃ Compagnia

nato a REGGELLO – Firenze il 25.5.1915

disperso il 31.1.1943 in località non nota


Era da tempo che desideravo acquistare una copia della prima edizione di Fronte Russo: c'ero anch'io – Volume 2°  a cura di Giulio Bedeschi (Ugo Mursia Editore, Milano, 1983). Il libro contiene delle testimonianze importanti sulla Divisione Vicenza e di alcuni reparti ad essa aggregati. Si trovano le edizioni del 2005 ma quella del 1983 bella e cartonata è difficile da reperire ad un prezzo conveniente che prima o poi sarebbe arrivato. E così è stato ! Giuntami a destinazione, una bella copia ben conservata, ho subito iniziato a sfogliarla notando che il precedente proprietario con molta delicatezza vi aveva inserito alcuni appunti molto interessanti, segno di sicuro coinvolgimento all’argomento forse per una personale partecipazione ai fatti trattati. Poi fra le pagine trovo dei ritagli di giornale sempre attribuibili a storie relative al Corpo d’ Armata Alpino tutti con l’annotazione della testata e della data di pubblicazione nel cinquantesimo della Campagna di Russia, 1992.

Ed ecco, nei capitoli del libro dedicati alla Divisione Vicenza, un ritaglio con una storia riconducibile ad un Sergente del 278° Reggimento che con stupore e curiosità mi appresto a leggere. Scopro così l’intervista molto ben narrata dal giornalista Giovanni Morandi sulla vicenda molto toccante di una moglie che aveva vissuto il dramma dell’attesa infinita del marito non rientrato dalla Russia.

Ho compreso che quella copia del libro di Bedeschi era proprio quella che dovevo ricevere, perché all’ interno vi era un messaggio, come tale lo ho sentito, cioè di raccogliere la storia di Romelia, moglie di Orazio Vinofonti e fare in modo che potesse ancora essere conosciuta a testimonianza della sofferenza di chi come lei egualmente a quella di tante altre donne è rimasta a casa ad attendere per una vita intera !


La storia di Romelia Vinofonti eguale a quella di tante altre donne

Pubblicato sul Quotidiano “IL TEMPO” il 6 febbraio 1992 a firma del Giornalista Gianni Morandi


UNA VITA INTERA PASSATA AD ASPETTARE

FIRENZE - La vita di Romelia Dei in  Vinofonti è stata uguale a quella di migliaia di altre donne, i cui mariti o figli partirono per la Russia e non sono più tornati. Dispersi !

Sorte terribile perchè l'incertezza non è capace di uccidere la speranza. E dunque non dà quiete. Da suo marito Orazio questa donna, che oggi ha 73 (nb: l’articolo è del 1992) anni, ha avuto un figlio, che nacque nei giorni in cui cominciò la ritirata disastrosa dal Don, nei giorni in cui non arrivarono più quelle lettere che esordivano sempre con: "Mia cara, stai tranquilla, io sto bene...". Romelia è ancora la moglie di Orazio e ancora lo aspetta. Sono passati 49 anni.

Andai a salutarlo alla stazione di Bergamo. Eravamo stati tre giorni insieme, gli ultimi. Io ero incinta di cinque mesi, ed eravamo sposati un anno e mezzo prima, poi era stato richiamato alle armi. Sette mesi e 25 giorni è stato tutto il tempo in cui sono stata vicino a mio marito. Mi disse: "Se sarà un maschio chiamalo Moreno", e salì sul treno. Non partiva volentieri, aveva già fatto la guerra in Albania e in Grecia. Erano le 11 di mattina del 28 settembre 1942.

Lui aveva 27 anni, io 22.

"Cominciarono ad arrivarmi le prime lettere, arrivavano ogni quattro-cinque giorni, scriveva nelle soste del viaggio che durò quasi tre settimane, poi giunsero a destinazione e lui era contento, mi scrisse: "Stai tranquilla, siamo in un posto magnifico e lontani dal fronte".

Ogni tanto chiedeva che gli spedissi delle maglie perchè era cominciato l'inverno o qualche pacchetto di sigarette, di Africa e

“mettimi anche qualche scatola di fiammiferi nel pacco. Ti ricordo sempre, tuo...” . C'era la censura sulla corrispondenza e dunque mi faceva sapere certe cose che non avrebbe dovuto dire, scrivendo sotto il francobollo, eravamo d'accordo e io staccavo i francobolli con il vapore della pentola. Una volta trovai scritto: “Ci ritiriamo”. Si trovavano vicino al Don. L'ultima lettera che ho ricevuto aveva la data del 7 gennaio 1943. Il bambino, Moreno, nacque venti giorni dopo. Feci un telegramma per fargli sapere che avevo avuto un maschio e che il parto era andato bene.

Quel telegramma mi tornò indietro !

Quasi ogni giorno continuai a scrivere, gli mandai una foto del bambino, mettevo dentro la busta un foglio di carta bianca e un'altra busta perchè pensavo che non avesse carta da lettere per potermi rispondere e sempre le lettere mi tornavano indietro e di lui più nulla.

Per anni, per dieci, venti, non lo so più, ho aspettato il postino e gli chiedevo: 'Ha nulla per me?' e lui mi rispondeva: 'No, Romelia, poverina, non ho nulla', e così passava il tempo. Dopo la guerra venne un Maresciallo a casa e mi disse che avevo diritto alla pensione e allora chiesi: ' Perchè, è morto?' e lui mi disse: 'No, non è morto, questo è solo un piccolo sussidio'. Erano 250 lire al mese e io con quel bambino come potevo campare? Decisi di andare a lavorare in una fornace alla Capannuccia e dovetti cambiare casa, perchè i padroni non volevano che una donna lavorasse in fabbrica.

Ho lavorato in quella fornace per trent'anni. Intanto andavo dalle indovine, da qualche prete, a Bivigliano, a Montelupo, a piedi, per avere notizie di mio marito e tutti mi assicuravano che era vivo e che era stato ferito a una spalla. Scrissi anche al Vaticano e anche al distretto militare mi dicevano che era vivo, perchè non era stata trovata la sua piastrina di riconoscimento. Sono riuscita a trovare un soldato che era stato con lui al fronte. Mi disse: 'Orazio Vinofonti era il mio sergente e l'ultima volta che l'ho visto è stato la sera del 29 gennaio del '43: lui, un tenente e cinque soldati rimasero nella sacca (circondati dai russi, ndr).

Avevo 450 lettere di mio marito, più quelle che gli avevo scritto io e che erano tornate al mittente, le conservavo in una valigia che tenevo sotto il letto. Gli ho scritto un giorno sì e uno no fino a quando, dopo trent'anni, ho deciso di bruciarle. Sono andata nel campo dietro casa, ho fatto un mucchio e le ho bruciate. Sono stata lì fino a quando le fiamme non si sono spente.

Mi ricordo sempre il suo indirizzo: Sergente Orazio Vinofonti, 278°  Reggimento, 8ᵃ Compagnia, II° Battaglione, Divisione Vicenza, posta militare 156, si trova va tra Kapis, credo che si dica così, e il fiume Don. Non ho avuto la soddisfazione nemmeno di portargli un fiore. Ora spero di nuovo. Sarei pronta a partire subito per la Russia. Mi basterebbe rivederlo e poi morire. Non mi importa di nient'altro.

 (“IL TEMPO” il 6 febbraio 1992 a firma del Giornalista Gianni Morandi)


Note del Comitato della Divisione Vicenza :

Vinofonti Moreno figlio di Omelia Dei e di Orazio nato il 27.1.1943 risulterà poi deceduto il 31.3.2005 a Bagno a Ripoli (FI);

Orazio, alto 1,67 e dai capelli castani, era stato chiamato alla leva nel maggio 1937 presso il 68° Reggimento di Fanteria "Legnano" ove divenne Caporale Maggiore nel 1938.  Dopo il congedo viene richiamato nel 11° Reggimento di Fanteria della Divisione Casale a Forlì. Successivamente venne inviato in Albania imbarcandosi a Bari con il piroscafo Aventino nel marzo 1941. Dal territorio di guerra venne poi rimpatriato per malattia dalla quale rimase fino alla fine convalescenza, per essere poi assegnato nel luglio 1942 alla Divisione Vicenza nel 278° Reggimento. Inviato in Russia il 1° ottobre 1942 viene promosso a Sergente con vincolo di ferma il 1° dicembre 1942.

Dal 7 gennaio 1943 la famiglia non ebbe più notizie di Orazio che venne dichiarato disperso durante il ripiegamento dal Don nella terza decade del 1943. La dichiarazione di irreperibilità venne rilasciata già il 15 agosto 1943 e   comunicata alla famiglia con il Verbale del 28 febbraio 1947 con il quale è dichiarato ufficialmente IRREPERIBILE.

L’8ᵃ Compagnia del II/278°inizialmente era dislocata in zona Podgornoje Подгорное. Il Battaglione prima del ripiegamento era dispiegato sul Don ed assegnato alla Divisione Tridentina in II scaglione del 6° Alpini dietro il Battaglione Edolo. Dopo le prime fasi di ripiegamento si riunisce alla Divisione Vicenza il 19 gennaio proseguendo il ripiegamento e venendo poi sopraffatto nei fatti d’arme avvenuti tra Sheljakino e Warwarowka dal 23 gennaio 1943. Alcuni superstiti raggiunsero poi Valujki con il Comando della Divisione per essere circondati e resi prigionieri dopo il 26 gennaio. Pochi i superstiti.

Il Comandante del II Battaglione del 278° Reggimento della Vicenza è stato il Maggiore Emanuele CONFORTO (da Noto - Siracusa), disperso il 31.1.43 in località non nota, ma si sa che la data è puramente simbolica ed è la stessa di Orazio Vinofonti.

Nei Comuni fiorentini di provenienza della famiglia Vinofonti esistono delle targhe e dei monumenti dedicati ai Caduti, prevalentemente a quelli della Grande Guerra o della Resistenza. Ve ne sono alcuni con dedica generica “AI CADUTI”, in nessuno i nomi o i riferimenti al Fronte Russo.


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