di Giuseppe e Annunziata Migliorini
278° Reggimento – I Battaglione – 4ᵃ Compagnia “Mitraglieri”
nato a Castelcucco d'Asolo– TV 14.2.1919
Disperso il 31.1.1943 in località non nota
EL TIO GIOVANNI
Pude hacer una pequeña página sobre el Tío Giovanni en mi blog (https://ostregheta.com.ar/el-tio-giovanni/ ) donde trato de rescatar historias de la familia, y la del Tío sin dudas es una de ellas. Traté de hacerlo con el espíritu de estas palabras
Sono riuscito a creare una piccola pagina sullo zio Giovanni sul mio blog (https://ostregheta.com.ar/el-tio-giovanni/ ) dove cerco di salvare storie di famiglia, e quella dello zio è senza dubbio una di queste. Ho provato a farlo nello spirito di queste parole
"Molto si è detto e scritto, ma la memoria di questi nostri cari figli d'Italia non deve essere lasciata svanire nel nulla e la ricerca che abbiamo fatto vuole semplicemente mantenere viva questa memoria"
Daniel la cui famiglia è originaria di Castelluccio in provincia di Treviso vive in Argentina, ove suo padre Paolo si era trasferito dopo la seconda guerra mondiale.
Daniel parla lo spagnolo, quello tipicamente argentino, ma mantiene viva la sua origine veneta raccogliendo le memorie della sua famiglia che pubblica sul SITO www.ostregheta.com.ar creato dagli emigrati in Argentina da Castelluccio.
In queste memorie vi è la storia dello zio Giovanni Reginato, da lui chiamato EL TIO (zIo in spagnolo) che è stato un Fante della Divisione Vicenza disperso nel gennaio 1943n nella Campagna di Russia.
Daniel conserva le lettere del Tio che ha ritenuto di condividerle a suo ricordo commentandole in spagnolo. Una bellissima testimonianza di quanto ancora sia vivo l’affetto per un proprio congiunto nonostante i tanti anni trascorsi dalla sua scomparsa.
Sono Daniel Reginato dall'Argentina, figlio di Paolo emigrato in questo bellissimo paese dopo che era stato prigioniero degli inglesi per più di 6 anni, catturato in Nord Africa nel dicembre 1940 e portato in Palestina, poi in Egitto, India, e finalmente in Australia.
Il fratello di mio padre, mio zio, si chiamava Giovanni e dopo il servizio militare venne assegnato probabilmente alla GAF (Guardia alla Frontiera), lo suppongo dalla foto con il Cappello all’ Alpina che conserviamo per venire poi assegnato al I Battaglione del 278° Reggimento Fanteria nella 4° Compagnia Armi di Accompagnamento “mitraglieri” della Divisione Vicenza.
Per molti anni è stato per noi lo zio scomparso in Russia. Non sapevamo molto di più.
Alcuni anni fa abbiamo appreso che è stato riconosciuto disperso in luogo indeterminato il 31 gennaio 1943
Alla scomparsa dell’ultima sorella di Giovanni e Paolo che era rimasta in Italia, un suo amico, gentilissimo, ci ha inviato foto e lettere che aveva salvato e che mio zio ha inviato dal fronte durante la guerra.
È molto commovente leggere queste lettere scritte da un ragazzo di 23 anni, che sta sopportando il freddo estremo, che cerca di rassicurare la sua famiglia, dicendo loro che era lontano dalla prima linea e che presto sarebbe tornato ad aiutarli con il lavoro in casa.
In questi giorni stavo leggendo della divisione Vicenza per saperne un po' di più su quello che hanno vissuto quei ragazzi come mio zio, e sono arrivato a questo SITO (www.divisionevicenza.it).
Condivido una lettera scritta 80 anni fa, di mio padre Paolo che aspettava in Australia di essere rimpatriato, dove si lamenta che nonostante il ritorno a casa la famiglia non sarà completa senza Giovanni.
Tra le lettere che ho dello zio Giovanni, quelle del 1941 e una dell'aprile 1942 vengono inviate da un luogo chiamato Valle Botta, (Valle Botta fa parte del comune di Castelletto di Branduzzo, in provincia di Pavia, nella regione Lombardia). In quest'ultimo dice alla sorella che tra pochi giorni deve partire per "Alessandría per fare un corso"
Poi, quella che segue è di primi giorni di ottobre, già sul treno per la Russia (Posta Militare 156).
L'ultima lettera è del 3 gennaio 43 (Fronte Don), dove dice:
Miei cari, Vi porto a conoscenza che l'ultimo dell'anno mentre io mi trovavo al lavoro un triste fatto sucedette all'accampamento ed è questo; che si brució la capanna dove mi trovavo io, e coló si trovava tutto il mio corredo per le cose militari ora sono andati a prelevarle ma la mia non la potró piú avere, e quello che mi rincresce piú di tutto é per le carte e buste e la penna stilografica, per questa volta l'ho trovato un foglio e una busta e mi ano pure prestato la penna ma capirete bene che qui non c`é niente e quelli che l'hanno se la tengano cara.
Dunque sono sprovisto di tutto, e per forza di cose debbo ricorere a Voi, perché mi mandate questa robba, le cose che mi acarono sono le seguenti: carte e buste inchiastro e una penna << e tabacco>> quest'ultimo non manca mai nei miei scritti.
Da quando ricevette questa mia dopo rimarete qualche giorno piú del solito senza avere mie notizie la causa é per questo fatto.
Per tutt'altro non pensate male, quando gli scrivette a Paolo mandatemelo salutare "
Non so se questa fosse la verità o se lo disse ai suoi parenti per rassicurarli perché la situazione si stava complicando e vedeva che non sarebbe stato in grado di scrivere così spesso. Entro il 3 gennaio, il 278° sarebbe già sotto attacco nemico?
"Del Tío Giovanni no sabíamos mucho.
Era uno con gorro alpino y cara de nene, hermano de papá. “Desapareció en Rusia, en la guerra, tal vez murió de frío. “
Hace unos meses nos llegaron cartas que el tío había escrito ocho décadas atrás. Su hermana, la del tractor, la que era enfermera y sindicalista las guardó durante mucho tiempo. Ahora pudimos leerlas, y con ochenta años de demora, saber de sus preocupaciones y obsesiones y de alguna manera seguir sus pasos en ese último viaje que lo iba acercando al río Don y al frente de batalla."
Di zio Giovanni non sapevamo molto.
era uno con un cappello all’alpina, in una delle poche foto conservate e una faccia da bambino ma era il fratello di papà. “È scomparso in Russia, in guerra, forse è morto di freddo. “
Qualche mese fa abbiamo ricevuto lettere che lo zio aveva scritto otto decenni fa. Li ha tenuti a lungo la sorella, quella con il trattore, quella che faceva l'infermiera e la sindacalista. Ora siamo stati in grado di leggerli e, con ottant'anni di ritardo, conoscere le sue preoccupazioni e ossessioni e in qualche modo seguire i suoi passi in quell'ultimo viaggio che lo ha portato più vicino al fiume Don e al fronte di battaglia.
SECONDA GUERRA MONDIALE.
Paolo e suo fratello Giovanni erano stati chiamati alle armi.
Nell'aprile del '41 Giovanni era ancora in un presidio in Italia mentre Paolo (mio papà) era stato fatto prigioniero degli inglesi il 10 dicembre 1940, in Nord Africa e in quel periodo si trovava nel campo di concentramento di Latrun in Palestina. Per alcuni mesi la sua famiglia non seppe quale sorte avesse subito, finché non giunsero le prime notizie attraverso la Croce Rossa.
Quando Giovanni apprende la buona notizia, scrive alla sorella:
Valle Botta 4-1-41
(Valle Botta fa parte del comune di Castelletto di Branduzzo, in provincia di Pavia, nella regione Lombardia.)
"Leggendo quelle parole dove mi dici che la notizia di Paolo mi ha fatto venire i brividi per tutta la vita, avrei voluto essere presente in quel momento per vedere nostra madre, chissà quanta gioia avrà portato quella notizia, ma me lo immagino, perché appena ho letto quelle due parole, ho radunato i miei compagni e subito li ho invitati a bere qualcosa e ho detto loro: oggi è una festa!”.
"Vedrai che se Dio dà a entrambi la grazia di tornare in buona salute, allora tutto cambierà"
Giovanni, inglobato nella Divisione Vicenza, viene trasferito sul fronte russo come parte dell'ARMATA (Armata Italiana in Russia), partendo in treno il 1° ottobre 1942.
Probabilmente partono da Bolzano, passando per Vienna, Cracovia, Leopoli, kyiv, Kursk, arrivando a Kupjansk 12 giorni dopo
Posta Militare 156 10-13-42
"Finalmente dopo tanti giorni di treno, siamo scesi, e adesso mancano ancora una decina di giorni a piedi per arrivare a destinazione, tranquilli, non vado in prima linea, perché tutta la divisione è occupata, quindi Io ci sarò." meglio che in Italia.
Fammi sapere come vanno le cose e anche di Paolo”.
PM 156 20-10-42
Dal 12 ottobre, quando sono sceso dal treno, sono in viaggio per raggiungere la nostra postazione dove rimarrò a lungo e sempre nelle retrovie, state tranquilli perché non mi esporrò a pericoli.
PM 156 24-10-42
Finalmente dopo lunghi giorni sono arrivato a destinazione, mi sento bene, sono a 200 km dal fronte quindi non c'è nulla da temere.
PM 156 3-11-42
Vi chiedo di scrivermi spesso e di farmi sapere tante cose carine, perché qui sono all'oscuro di tutto, il cibo non è male, come ho già detto, mancano solo le sigarette e il vino. La gente del posto ci tratta abbastanza bene e a volte ci offre uova, latte, ecc., quindi non preoccuparti di nulla
Concludo con i più affettuosi saluti e mille baci con la speranza di rivedervi un giorno non tanto lontano.
CAPPOTTO, TABACCO E CANCELLERIA
PM 156 10-20-42
Quando scrivo le mie mettete dentro il foglio e la busta e delle cartine per fare le sigarette.
PM 156 29-10-42
il contenuto che mi dovete inviare è il seguente: fumate il cartone ei cerini ei guanti e la sciarpa
PM 156 22-11-42
E mio padre, come va? Fatemi conosce tutte le cose accadute della famiglia e so che ci sono anche buone notizie quando scrivo a Paolo, salutatemelo, e la lettera non si ricorda di metterla nella lettera
PM 156 12-14-42
Me ne fate un'altro pacco e che Virginia vi da il passamontagne quello mi fa molto comodo, ma peró dovette mandarmi di piú tabacco di quello di 12 e cartine e tabacco trinciatto
PM 156 9-12-42
Sono in marcia da qualche giorno, ma soprattutto non abbiate paura che vostro figlio riesca a difendersi se sarà il momento, sarò a 40 km dal fronte quindi la strada è ancora lunga. Capisco che stai allevando un maialino, mi dispiace molto non poter partecipare ma voglio pensare che al mio ritorno troverò qualcosa.
Ci vedremo VITTORIOSI
A metà dicembre 1942, la 63a armata sovietica attaccò le divisioni italiane Cosseria e Ravenna.
Gli italiani reagirono nonostante i severi limiti alle armi, ma furono presto circondati dai sovietici.
Per far fronte alla delicata situazione del sud, il comando italiano inviò in quella zona reparti della divisione Julia. La Divisione Vicenza viene inviata al fronte, nella zona di Pavlovsk lasciata libera dalla Julia, schierata tra la 4ª Divisione Alpina “Cuneense” e la 2ª Divisione Alpina “Tridentina”
PM 156 14-12-42
Mamma, non puoi immaginare la sorpresa che ho avuto ieri sera quando ho conosciuto il cugino Pin (Gneche) (Giuseppe Forner, infermiere del reparto Julia), lui è in ottima salute e in una posizione abbastanza sicura, siamo stati felici, Starò qui con lui per un po' e poi continuerò verso la mia nuova destinazione, ma non pensateci male, speriamo di riabbracciarci presto.
(Giuseppe, fratello di Ernesto e Carlo Forner, morì prigioniero nel campo di concentramento 62 – NEKRILOVO tre mesi dopo questo incontro)
PM 156 17-12-42
Carissimi, come vi ho già detto qualche giorno fa, ho conosciuto il cugino Pin de Gneche, che gode di ottima salute e vi manda i suoi saluti, quindi in questi giorni abbiamo passato qualche ora insieme, a volte mi sembra di essere in Italia tra di voi, ma purtroppo sono a migliaia e migliaia di chilometri, ma nonostante tutto il morale è molto alto, anche voi dovete diventare forti e coraggiosi per sopportare con pazienza e rassegnazione fino al nostro ritorno, che non sarà molto lontano, a in questi giorni mi è andata bene, stavamo riposando con tutto il battaglione, ora sembra che ci muoveremo ma siamo a una ventina di chilometri dalla linea del fronte quindi non c'è nulla da temere.
Il 3 gennaio 1943 Giovanni scrive quella che forse è stata la sua ultima lettera.
Sembra che avesse intuito che stavano arrivando giorni difficili e avvertì i suoi parenti che non avrebbero ricevuto sue notizie per un po'.
PM 156 Davanti Don 3-1-43
Carissimi, devo dirvi che la notte di fine anno mentre stavo facendo i compiti, nel campo è successo un fatto triste ed è questo; che la capanna dove alloggiavo è bruciata, e c'erano tutte le mie cose e il mio equipaggiamento militare, ora sono andate a sostituirle ma non potrò più avere le mie, e quello che sento di più mancare sono la cancelleria e le buste e la stilografica, per questa volta ho trovato un pezzo di carta e una busta e mi hanno anche prestato la penna ma sapranno che qui non c'è niente di tutto questo e chi ce l'ha la conserva gelosamente.
Quindi sono privo di tutto, e inevitabilmente devo rivolgermi a te, per mandarmi queste cose. Le cose di cui ho bisogno sono le seguenti: carte e buste, inchiostro e penna <<e tabacco>> quest'ultimo non manca mai nei miei scritti.
Dopo aver ricevuto questa mia lettera, passeranno diversi giorni in più del solito senza mie
Vedendosi accerchiati dall'esercito russo, il 17 gennaio 1943 la Vicenza insieme al resto dell'esercito italiano in Russia, iniziò la ritirata in più colonne; il 277° Reggimento, dovette combattere prima a Nikitovka (25 gennaio) e poi a Nikolaevka (26 gennaio) e alcuni riuscirono a superare l'accerchiamento insieme a ciò che restava del Divisione Alpina "Tridentina". La restante parte della Divisione Vicenza con il Comando ed il 278° Reggimento rimase intrappolata a Valujki, (a sud di Nikolaevka) insieme alle Divisioni Alpine “Cuneense” e “Julia”, e fu costretta alla resa dalle unità del 7° Corpo di Cavalleria sovietico.
Quando i superstiti che riuscirono a superare l'accerchiamento di Nikolaevka si riorganizzarono a Gomel per il rimpatrio, mancavano 7.760 uomini (tra cui Giovanni) sui 9.200 giunti in Russia. La divisione “Vicenza”, che ufficialmente doveva svolgere compiti di presidio territoriale, fu impegnata nelle operazioni di linea, con ridotto addestramento e scarso equipaggiamento, adempiendo al proprio compito con abnegazione ed eroico senso del dovere.
La Divisione venne sciolta il 15 maggio 1943.
Daniel Reginato
Il Fante Giovanni Reginato, classe 1919, era assegnato al I Battaglione del 278° Reggimento nella 4ᵃ Compagnia Armi di accompagnamento “Mitraglieri”. Di lui non si conosce la sorte ma venne dichiarato Disperso in località non nota con una data simbolica, il 31.1.1943
Già dalle fasi addestrative in terra friulana dei primi mesi del 1942, la 4ª Compagnia era comandata dal Ten. Darven Morselli (di Novi di Modena) che accompagnerà il suo reparto in tutte le fasi della permanenza al fronte orientale fino all’epilogo finale dal quale anche di lui vennero perse le tracce.
Il I Battaglione del 278° Reggimento, al comando del Maggiore Michele Campanella nel gennaio 1943 stazionava in secondo scaglione nel bosco di Vitebsk dietro al Battaglione Vestone della Tridentina, schierato a sua volta in primo scaglione, nel Sottosettore Nord denominato “Leonarduzzi” (dal cognome del Ten. Col. Ezio Leonarduzzi).
Il Tenente Guido Avallone, Aiutante Maggiore in 2ª di Battaglione, relazionerà dopo il suo rientro dalla prigionia che l’arretramento avvenne a seguito dell’ordine del 17 gennaio alle ore 17 con la colonna “Leonarduzzi” fra limite Nord del Settore e allineamento Ssaprina e Smir Popowka (località escluse) per dirigersi verso Popowka (Fondo M9 USSUME).
“Da quella prima notte il ripiegamento si trasformò a mano a mano in una rotta disordinata”.
Il 22 gennaio, la sera, la Vicenza si muove in direzione di Scheljakino, con il II Battaglione del 277° Reggimento in avanguardia, sostando a Nowo Dmitrowka, da dove riprende la marcia facendosi precedere da due semoventi tedeschi.
L’avanguardia della Vicenza giunge in vista di Scheljakino verso le ore 23 e trova il villaggio nuovamente occupato dai russi, dopo che il mattino era stato liberato dalla Tridentina. Nel frattempo tutto il 278° si era diretto in un kholkoz a 7/8 km più a ovest di Lymarev, perdendo in tal modo il collegamento con la colonna retrostante.
Dopo cinque giorni di ritirata con brevi scontri ingaggiati da pattuglie nemiche, il I Battaglione dopo aver superato Scheljakino, venne fermato nel pomeriggio del 23 gennaio a Warwarowka da un fuoco violento di mortai, venendo poi circondato da unità corazzate sovietiche.
Il Colonnello Gaetano Romeres, Comandante del Reggimento, prima della resa provvide ad ordinare la distruzione dalla Bandiera di Guerra che venne bruciata ed il puntale sotterrato e da allora non venne più ritrovato.
I pochi superstiti del 278° seguirono le sorti del Generale Battisti Comandante della Divisione Cuneense che transitava di lì e che intuendo gli scontri su Warwarowka decise di raggiungere Malakejevka (aggirando Warwarowka da nord) per poi da lì dirigersi su Waluiki ma purtroppo in quella località subire le stesse sorti del Generale Pascolini che con il Comando della Divisione Vicenza si era arreso già il 26 gennaio.
Questa il probabile scenario nel quale si persero le tracce di Giovanni Reginato, oggi ancora ricordato dai parenti Veneti di Castelluccio in provincia di Treviso che emigrarono in Argentina dopo la guerra e da quelle terre lontane vivo è il suo ricordo che viene tenuto dal nipote Daniel che ne conserva le lettere del Tio con dignità e rispetto assieme a tutti i cimeli di famiglia.
NOTE:
Nella Provincia di Treviso ci furono 224 Caduti che nell’organico della Divisione Vicenza di cui 1 di Castelluccio, il Fante Giovanni Reginato !
Il Maggiore Michele CAMPANELLA, cl. 1897, (da Torremaggiore - Foggia) è stato il Comandante il I Battaglione del 278° Reggimento, già MBVM nel 1918, risulta deceduto il 3.3.43 in prigionia nel campo 74 di Oranki – Оранки
Il Tenente Guido AVALLONE cl.1915 (da Napoli) è stato Aiutante Maggiore in 2ª di Battaglione del 278° Reggimento. Venne Catturato a Warwarowka - Варваровка il 23.1.1943, ed è rientrato dalla Prigionia nel 1946.dal Campo 160 di Susdal – Суздаль.
Il Tenente Darven (Darwen) MORSELLI, cl. 1.4.1904, (da Novi di Modena – MO) è stato il Comandante della 4ª Compagnia - Armi d'accompagnamento del I Battaglione del 278° Reggimento. Venne dichiarato disperso il 10.2.43 in località non nota
(Comitato della Divisione Vicenza)