Fante Sergio MARTA

di Pietro Celestino e Maria Casanova Chialait Turbis

277° Reggimento – II Battaglione – 5ᵃ Compagnia

nato a Santo Stefano di Cadore  - BL  il 16.9.1922

Disperso il 31.1.1943 in località non nota





La famiglia Marta “Soldi” di Campolongo di Cadore (BL)

Nel corso del '900, Campolongo ha potuto vantare un discreto numero di famiglie particolarmente numerose. Tra queste, spicca senza ombra di dubbio (forse addirittura in pole position!) quella di Piero d Soldi.

All'anagrafe, il patriarca risulta registrato come Marta Pietro Celestino, fu Ferdinando e fu Maria Costanza Marta Garba Gnocco, nato a Campolongo il 30 marzo 1877 ed ivi deceduto nel gennaio del 1958. Come il padre Ferdinando, Piero di mestiere faceva lo “stradino”, che all'epoca vedeva tra le mansioni anche quelle relative ai servizi cimiteriali. Si sposò due volte: rimasto vedovo di Emilia Casanova Moro nel 1904 a soli 5 anni dalle nozze, il giovane prese in moglie Maria Casanova Chialait Turbis nel 1911. Dalla prima moglie nacquero tre figli: Costanza (1899), Pierina (1901) e Celeste (1903), ma fu dalla seconda che Piero ebbe tutti gli altri: ben tredici! Furono infatti Fermo (1913), Rini (1915), Enzo (1916), Aldo (1918), Gino (1919), Emilia (1921), Sergio (1922), Elio (1924), Cesira (1925), Nello (1926), Galdino (1928), Ulisse (1930) ed Iis (1934), a far accorrere in casa Soldi la levatrice a cadenza pressoché annuale.

A dispetto della miseria dell'epoca e delle condizioni non certo agiate della famiglia, tutti i 16 figli di Piero sono cresciuti in salute ed hanno messo su famiglia a loro volta, tranne Fermo, rimasto scapolo, e Sergio, scomparso in giovane età. Alcuni di essi lasciarono Campolongo per trasferirsi altrove, dove li portarono le esigenze lavorative: Feltre, Roma, Liguria; senza mai dimenticarsi di Campolongo, però, dove sono sempre tornati ogni anno a trovare i fratelli e le sorelle rimasti in paese.

 L'entrata in guerra dell'Italia, nel 1940, sconvolse il vivere quotidiano di tanti paesi e città. Campolongo non fece eccezione, e la gioventù fu chiamata alle armi. Ben sette furono i figli che Maria e Piero videro partire uno dopo l'altro per il fronte:

Fermo e Gino nella GaF (Guardia alla Frontiera),

Rini tra i Militi forestali dove si distinse come sciatore provetto, Enzo tra gli Alpini del 7° Rgt. - “Btg. Cadore”, Aldo nel “Gruppo Conegliano” del 3° Rgt. Artiglieria da montagna della Julia,

Sergio come Fante della Divisione Vicenza nel II Battaglione del 277° Reggimento,

Elio con i Carabinieri Reali.

Durante il conflitto, ciascuno di loro ebbe modo di conoscere e sperimentare la guerra sotto i suoi aspetti più dolorosi.

Aldo partecipò ai fatti d'armi del Pindo - Mali Scindeli – Golico, sul fronte Greco-Albanese, dove il 3° da Montagna fu decorato con la medaglia d'oro al V.M. e, successivamente, con lo stesso reparto fu in Russia.

Gino, trasferito dalla GaF al 232° Rgt. Fanteria (166a Compagnia cannoni controcarro) fu fatto prigioniero in Sicilia dagli Americani, trasferito in un campo di prigionia francese in Algeria e rimpatriato l'8 maggio 1946.

Elio, catturato a Roma dopo l'Armistizio, sperimentò la prigionia nei Lager tedeschi, dai quali tornò nel settembre 1945.

La sorte peggiore, purtroppo, toccò a Sergio, fante nel 277° Reggimento della Divisione “Vicenza”. Il reparto, mandato sul fronte Russo nell'autunno del '42, fu inizialmente dislocato sul Don, nei pressi di Rossosch. A dicembre, la Divisione venne spostata nel settore del Corpo d'Armata Alpino, tra la Tridentina e la Cuneense. Impegnata nella seconda battaglia del Don, il 18 gennaio la “Vicenza” ricevette l'ordine di arretrare a fronte di un vasto attacco sovietico nel settore. Il ripiegamento dapprima avvenne su un ampio fronte, contrastando l'avanzata sovietica, ma, successivamente, vennero predisposte colonne moventi su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti.

Tra il 21 e il 23 gennaio 1943, il reparto raggiunse la località di Lymarev, dove restarono i feriti. Da questo momento, le sorti della Divisione furono segnate tragicamente dall'assenza dei collegamenti radio: l'avanguardia raggiunse Seljakino, e, superato il fiume Kalitva, seguì le sorti della Tridentina. Il resto della “Vicenza”, invece, puntò su Varvarovka, incontrando alcuni reparti del Btg. Alpini Morbegno. Nel tentativo di conquistare questa cittadina, si svolsero furiosi combattimenti, che determinarono perdite gravissime e una ulteriore disgregazione dei reparti. Il foglio matricolare dichiara Sergio Marta “disperso nel fatto d'armi di combattimento sul Don” il 23 gennaio 1943.

Di fatto, oggi sappiamo che a quella data i soldati della “Vicenza” si trovavano sparsi tra Seljakino, Varvarovka e Nikolajevka, ed è all'interno di questo triangolo che molto probabilmente sono rimasti i vent'anni di Sergio.

 

Testo di LORENZO COLUZZI (rappresentante del Centro Studi A.N.A. del 1° Raggruppamento)


Note del Comitato Divisione Vicenza

Il Comandante della 5ª Compagnia fucilieri  del II/277° era il Capitano  Luciano Damiani di Trieste,  già proveniente dal 4° Alpini che è rientrato vivo dopo il ripiegamento.

Nel 1966 ricevette la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il combattimento notturno di Sheljakino – Селякино  avvenuto il 23 gennaio1943 costato gravi perdite, durante il quale rianimando il reparto  fece in modo che si aprisse un varco liberatore dal quale i superstiti riuscirono a sfuggire all’accerchiamento e successivamente raggiungere con il Colonnello Salvi  la colonna della Tridentina per poi proseguire fino a Nicolajewka il 26 gennaio.

Il Capitano Damiani scriverà una memoria nel volume  Nikolajewka: c'ero anch'io curato da Giulio Bedeschi (Ugo Mursia Editore, Milano, 1972)  da cui si  riporta la sua testimonianza:

A Nikolajewka ero fra gli sbandati ed a stento sono riuscito a salvare un corpo stremato e ormai privo di quell’anima che avevo lasciato accanto ai caduti del mio reparto, lungo il tormentoso e insanguinato itinerario che dai capisaldi del Don mi aveva appunto portato al terrapieno di Nikolajewka; per me hanno un angoscioso significato le feroci battaglie di Scheljakino prima e Warwarowka poi dove, in quest’ultima località, il mio reparto eroicamente combattè in sublime emulazione con gli alpini del Morbegno e dove vidi morire il maggiore Sarti.  Avvenne che in quel frangente il reparto fu totalmente distrutto.

È dunque presumibile che Sergio MARTA si sia trovato tra le vittime di quei tragici eventi e che la data di dispersione 31 gennaio 1943 sia un dato convenzionale.

Di certo però non fece ritorno nella sua santo Stefano di Cadore. Il suo nome come quello di tutti i Dispersi del Comelico Superiore viene ricordato ogni anno dagli Alpini della valle nell’antica Cappelletta detta “del Cristo” situata nella piazza S. Giacomo a Campolongo ove alle pareti sono poste delle targhe di bronzo con i loro nomi tra i quali tre sono della Divisione Vicenza.

Oltre a Sergio Marta sulle targhe sono riportati altri nomi di Fanti della Divisione Vicenza:

Mansueto Casanova anche lui di Santo Stefano di Cadore appartenente al 277° Reggimento, deceduto il 19 marzo 1943 in prigionia nell’ospedale n. 1149 - Belaja Koluniza  

Franco Zandonella Golin di Dosoledo (frazione di Comelico Superiore), appartenente al 277° Reggimento, disperso in data 31 gennaio 1943 in località non nota.

Ogni anno, dal 22 settembre 1985, nella quarta domenica del mese di settembre, il Gruppo Alpini di Campolongo organizza una solenne cerimonia in ricordo dei Dispersi in Russia. Dopo gli onori ai Caduti e la deposizione della corona, con un gesto altamente simbolico, il Sindaco del Comune che ha offerto i lumini per la lampada perpetua nell’anno in corso, rinnova il simbolico rito dell’accensione del cero, a testimonianza dell’amore e del ricordo che ancora, a distanza di tanti anni, la terra della Val Comelico e la sua gente nutrono per questi figli dispersi in guerra, nell’adempimento del dovere.

Il nome di Sergio Marta è inciso anche su una targa dedicata ai Caduti Campolongo di Cadore (BL).

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